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Visita agli scavi
Firenze romana
La fondazione di Firenze si fa risalire ad età augustea, anche se la decisione di dedurre la colonia è concordemente attribuita dagli storici alla lex Iulia, voluta da Giulio Cesare nel 59 a.C., legge agraria che permetteva di destinare lotti di terra ai reduci di guerra come risarcimento per i servizi prestati all’Impero. Anche i cronisti fiorentini raccontano che Giulio Cesare, dopo la guerra contro Fiesole, fondò, nella piana dove scorreva l’Arno, una città e vi accolse “la miglior gente di Roma”; nella fattispecie reduci di guerra, ex legionari. L’impianto della colonia ripropone il modello classico
dell’urbanistica romana, sviluppandosi come un’area rettangolare di circa 20 ettari, orientata secondo i punti cardinali e cinta da mura e torri difensive. Alla colonia si accedeva attraverso quattro porte orientate secondo le due direttici viarie principali: il cardo maximus (cardo da nord a sud, le attuali via Roma e Calimala) e il decumanus maximus (decumano da est ad ovest, corrispondente a via del Corso, via degli Speziali e via Strozzi). Questa orditura orientata ortogonalmente secondo i due assi principali generava sette cardini minori e sei decumani, frazionando la colonia in circa cinquanta insulae. Il disegno definitivo della città fu realizzato attraverso la grande ristrutturazione Adrianea, condotta nei primi decenni del II sec. d.C., che modificò l’assetto urbano attraverso la costruzione di un grande complesso di edifici, e alla contemporanea ristrutturazione di quelli esistenti e quindi del teatro. Florentia diventa un centro fiorente dell’Impero, con un impianto cittadino di notevole qualità architettonica negli edifici e nelle strutture tipiche delle città romane (Foro, Capitolium, Terme, Acquedotto, Teatro e Anfiteatro).
Il Teatro
Il Palazzo della Signoria o Palazzo Vecchio, poggia le sue fondamenta sul grandioso teatro di epoca romana-imperiale. Un declivio naturale di circa 5 metri nell’area sud-orientale della colonia Florentia fu sfruttato, fin dall’inizio della fondazione nel I sec a.C., per la costruzione del teatro. Gli scavi hanno consentito di identificare 2 fasi costruttive. Una prima in cui scena, di circa 35 metri, orchestra e gradini erano in muratura mentre gli spalti, per circa 8/10.000 spettatori, erano in legno. Nel successivo ampliamento in epoca adrianea, tra il I e II secolo d.C., l’ingresso alla platea e la cavea furono costruiti in muratura. Il teatro, che risponde ai canoni plasmati del Vitruvio, presenta un diametro di circa 100 metri e un’altezza di 24/26 metri. La presenza del monumento, indicato con il termine Perilasium utilizzato per gli edifici di spettacolo, compare nei documenti che risalgono al IX secolo. Negli anni successivi la zona del teatro è ancora conosciuta con i termini di burelle e Guardingo. Le fonti storiche del teatro di Florentia si perdono nell’Alto-medievo, quando subì una ulteriore spoliazione, ma documentano che il palazzo fu fortificato all’epoca della dominazione bizantina. Con l’arrivo dei Longobardi sembra perdersi ogni traccia degi elementi architettonici. Inoltre, per un lungo tempo fu usato con funzione di prigione comunale. La conferma storica dell’ubicazione del teatro si ebbe nel 1375, ma soltanto a partire del 1875, con gli scavi di Corinto Corinti, furono messi a nudo i resti della cavea.Questa scoperta permise di ricostruire con sufficiente precisione la struttura dell’edificio. I resti oggi esistenti nel sistema di sottofondazione di Palazzo Vecchio permettono di conoscere l’orientamento del teatro romano. Gli scavi condotti recentemente, hanno permesso di ricostruire l’effettivo orientamento del teatro e proporre una ricostruzione architettonica più vicina alle reali dimensioni del teatro adrianeo.
Firenze Medievale
I dati archeologici e i documenti relativi ai secoli che segnano il passaggio dal mondo tardo-antico al Medioevo ci parlano di una città il cui tessuto urbano conserva solo in parte la memoria dei resti della Florentia romana con i suoi edifici ormai trasformati e adattati alle nuove esigenze di una popolazione impoverita e ridotta demograficamente. Anche l’area del teatro subì le stesse dinamiche: parte della struttura del complesso fu adibita ad area sepolcrale, mentre il resto fu oggetto di pesanti spoliazioni che, probabilmente, contribuirono ad alimentare le uniche fabbriche lapidee presenti all’interno del tessuto cittadino in questo periodo, le chiese. Forse anche grazie a queste continue spoliazioni la struttura della cavea crollò andando a colmare le burelle che la sostenevano, livellando in parte il declivio naturale sul quale era stata costruita. Secondo i dati di scavo, tra il VII ed il X secolo il Teatro risultava parzialmente interrato anche se ancora in parte visibile all’interno del tessuto cittadino. Alla fine del X secolo nella città si registrano timidi segnali di ripresa testimoniati dai lavori che tendono a regolarizzare il piano di calpestio di piazza Signoria e nella zona vengono costruite almeno due torri, una sui resti del Teatro e l’altra sul lato meridionale della piazza. La torre presso il teatro avrebbe preso il nome di Guardingus, costituendo una postazione fortificata in quello che era stato uno dei punti nevralgici della antica cerchia muraria romana.
Palazzo Vecchio
Il Palazzo della Signoria fu eretto tra la fine del XIII e l’inizio del XIV secolo, su progetto attribuito ad Arnolfo di Cambio. Nel 1342, circa trent’anni dopo la conclusione del progetto di Arnolfo di Cambio, Gualtiero VI di Brienne, Duca d’Atene, insediatosi nel palazzo come nuovo Signore della città, iniziò l’ampliamento della fabbrica. Con gli interventi del Quattrocento il Palazzo comincia a cambiare profondamente aspetto, prima grazie a quelli condotti dal 1440 al 1460 da Michelozzo su incarico di Cosimo de’ Medici, poi dal 1494 durante la repubblica del Savonarola con quelli del Cronaca. Ma è con la salita al potere di Cosimo I che gli interventi e le trasformazioni diventano ingenti mutando notevolmente il Palazzo tanto all’esterno quanto all’interno. Il Duca affida la realizzazione di quelli che saranno battezzati come i Quartieri Nuovi a Battista di Marco del Tasso. Questa nuova ala, destinata ad ospitare la famiglia ducale e la sua servitù, determina un cambio significativo nella funzione del Palazzo che da pubblico diventa residenza privata dei Medici e da Palazzo dei Priori a Palazzo Ducale. Nel 1555 Giorgio Vasari, per volere di Cosimo, subentra alla guida del cantiere ed insieme redigono un progetto ambizioso, atto a normalizzare gli interventi precedenti e ampliare la fabbrica senza modificare l’esterno. Infine bisognerà attendere l’opera di Bartolommeo Ammannati che nel 1588, dando inizio ai lavori per volere del Granduca Ferdinando, figlio di Cosimo I, completerà con il suo progetto il complesso di Palazzo Vecchio. Sarà durante questi lavori che verranno intercettate le mura radiali della cavea del Teatro Romano, impiegate come costruzioni di appoggio per le mura perimetrali a sostegno proprio della terza Corte del Palazzo.